mercoledì 28 luglio 2010

Sullo Stelvio c'è la neve in pieno agosto

Ortles-Stelvio
Foto di sgirolimetto
Simbolo della Regione Lombardia è la rosa camuna, una delle trecentomila incisioni sulle rocce della Valcamonica, dove i Camuni si insediarono circa 10mila anni fa. Ma anche in altre zone alpine lombarde le testimonianze di popolazioni antiche sono numerosissime, a partire proprio dai nomi delle catene montuose della regione. Le Alpi Lepontine si riferiscono, infatti, ai popoli Lepontini, di origini liguri. Le Alpi Retiche ai Reti, genti di stirpe etrusca. E le Alpi Orobicheagli Orobi, popolazioni formatesi dall’incontro tra i liguri e i celti. Boschi fitti e ricchi di selvaggina, ma anche altopiani e radure, ghiacciai che alimentavano torrenti e laghi pescosi, pascoli, passi che era possibile superare senza affanno, dossi soleggiati dove piantare le viti. Tutto questo offrivano le Alpi lombarde e per tale generosità della natura molte aree furono occupate fin dalla preistoria da insediamenti fissi. Il tratto lombardo della catena alpina è oggi una grande palestra immersa nella natura.

Sentieri in quota ben segnalati, da percorrere al passo lento degli escursionisti o a quello veloce degli sky runners, oppure in mountain bike, permettono gli spostamenti con il ristoro in rifugi panoramici e alberghi di fondovalle. Chi ama i ghiacciai non ha che l’imbarazzo della scelta (soprattutto in estate). I comprensori del Badile-Disgrazia, Ortles-Cevedale, Adamello e del Bernina offrono occasioni di grande alpinismo. Ci sono poii luoghi mitici dell’arrampicata sportiva: la Presolana, la valle di Mello e la val Masino, la Valsassina e il lecchese più in generale, così come certe valli bresciane e bergamasche offrono falesie naturali per gli amanti delle salite veloci in verticale. Regina di questo tipo di arrampicata acrobatica e leggera, rimane la Grignetta. Sono numerosi anche grotte, canyon, orridi, buse dove è possibile praticare la speleologia. Non manca, per gli irriducibili, neanche la possibilità di sciare in pieno agosto, al Passo dello Stelvio, dove in questi ultimi anni l’innevamento non ha niente da invidiare a quello invernale. Numerose sono le stazioni sciistiche che da ottobre cominciano ad affilare le armi dell’ospitalità. I centri che vanno per la maggiore sono oltre 30: articolati comprensori per gli sport invernali a tutto tondo ma anche piccole e stazioni. La regina delle attività invernali resta il Piccolo Tibet, come è chiamato Livigno, che vanta piste, per 125 km. Ma la montagna lombarda è anche parapendio, vela, canoa, escursioni a cavallo. Per non parlare di enogastronomia e artigianato.

Fonte: Corriere.it

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