sabato 17 aprile 2010

L'aquila reale in Italia: protetta dai parchi ma minacciata dal bracconaggio e dal turismo

Un importante studio pilota sulla stato di salute dell’aquila reale, in particolare, e dei grandi rapaci in genere all’interno dei confini del nostro paese è stato diffuso in questi giorni dalla Lipu - Bird Life, nell’ambito del progetto “Un nuovo volo”.
Il lavoro, finanziato dall’azienda Norda, si è concentrato su 5 IBA poste in aree montane tra Alpi e Appennini che, da sempre, costituiscono (o dovrebbero costituire) l’habitat ideale per le aquile e, in particolare per l’Aquila chrysaetos. Secondo le stime emerse, l’intera popolazione italiana di questi splendidi uccelli si dovrebbe aggirare complessivamente tra i 972 e i 1094 esemplari (mentre sarebbero 75, invece, le coppie censite di aquila reale): ovvero, circa il 10% delle coppie nidificanti in Europa.

Tuttavia, nonostante l’ottima gestione dei parchi nazionali e regionali e le buone pratiche che essi mettono in campo per la tutela di questi animali, non mancano le minacce. Tra cui, vale sen’altro la pena ricordare - i nostri politici pare abbiano la memoria molto corta… - l’alto peso specifico occupato in questo senso dalla caccia e dal bracconaggio… Ma, come se non bastasse, a insidiare l’aquila sono soprattutto l’abbandono della pastorizia con la conseguente scomparsa progressiva di prati e pascoli di montagna. Basti pensare che in soli 30 anni il loro volume complessivo si è ridotto di oltre il 50%. In oltre, a questi fattori vanno ad aggiungersi il degrado e la frammentazione del territorio, la presenza di linee elettriche - causa di morte per folgorazione - e, non da ultima, l’arrampicata sportiva su parete che, spesso induce i rapaci ad abbandonare i nidi…. Eppure, a fronte della bellezza del volo di un uccello la cui sola apertura alare (oltre 2 metri) già scavalca ogni immaginazione, sarebbe forse possibile acconsentire a qualche piccolo sacrificio, soprattutto in vista delle ricadute in termini di reddittività e affezione al territorio che la nidificazione dell’aquila necessariamente produce.

Pertanto, consigliano Lipu e Norda, sarebbe opportuno mettere in rete le aree potette - con particolare riferimento a quelle dalla maggiore integrità naturalistica - in modo da uniformare modalità di intervento e gestione per la tutela della biodiversità, e imponendo il divieto di costruire nuovi impianti di risalita per le attività sciistiche o nuove strade, laddove -ovviamente - la presenza dei grandi rapaci venisse riscontrata. Particolare attenzione viene richiesta nel caso dell’esame di progetti di impianti eolici oltre a alla necessaria messa in sicurezza delle linee elettriche…

Fonte: ecoblog.it

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